COLLEZIONE DI MARMI ANTICHI “LEONARDO DA VINCI” OCCHIO DI PAVONE |
Collocazione: 6A-a1, b1 | |
Campioni No.: 68, 69, 123 | |
Tipo di roccia: Sedimentaria |
|
Località di estrazione: Kutluca, Izmit, Turchia |
|
Descrizione geologica: Calcare a rudiste del tardo Cretaceo, con fondo rosso, pavonazzo, rosa o beige per l’ematite diffusa, contenente foraminiferi ed altri fossili. |
|
Altri nomi: marmor Triponticum, marmor Sagarium, pneunomusium, ossipetro |
I caratteristici disegni circolari bianchi di questa pietra, che ricordano gli occhi della coda di un pavone, sono dovuti alla disposizione ravvicinata dei fossili delle rudiste, grandi bivalvi vissuti in enormi banchi nei mari bassi e caldi del tardo Cretaceo. Dopo essere stato già utilizzato nella parte orientale dell’impero, il materiale fu introdotto a Roma verso la fine del II secolo d.C. e la sua estrazione proseguì fino al periodo bizantino. Lazzarini lo ha identificato come il marmor triponticum dell’editto di Diocleziano, una pietra non molto costosa impiegata a Roma per colonne, pavimentazioni, decorazioni parietali e altri elementi architettonici. A Costantinopoli fu considerato un materiale pregiato fino al X secolo e utilizzato anche per i sarcofagi nelle tombe imperiali. I marmorari romani riutilizzarono il materiale presente in città soprattutto per lastre e rivestimenti, che si possono ancora ammirare nelle chiese di S. Giuseppe alla Lungara, S. Maria Sopra Minerva, S. Nicola da Tolentino, S. Alessio, S, Maria in Trastevere, S. Maria in Via Lata, nel palazzo del Quirinale e a Villa Albani. Il campione No. 123 contiene anche grandi clasti arrotondati di colore rosato. |
Riferimenti: Collezione Corsi (Oxford) No. 217, 220, Borghini (1989) pp. 258-262, Lazzarini (2006) p. 91, Price (2007) p. 162, Pullen (2015) p. 117 |