COLLEZIONE DI MARMI ANTICHI “LEONARDO DA VINCI” MARMO TASIO |
Collocazione: 6A-c1 | |
Campioni No.: 238 | |
Tipo di roccia: Metamorfica |
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Località di estrazione: Isola di Thásos, Kaválla, Grecia |
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Descrizione geologica: Marmi calcitici e dolomitici bianchi a grana da fine a media, con sfumatura bluastra, cristalli brillanti e tessitura compatta. |
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Altri nomi: marmor Thasium, greco livido |
L’estrazione del marmo bianco nell’isola greca di Thásos cominciò nel VI sec. a.C. in numerosi siti. Il più pregiato era estratto dal promontorio di Capo Vathy, dove poteva essere immediatamente caricato sulle navi che lo portavano nelle altre regioni della Grecia antica. Un periodo di grande sfruttamento delle cave si ebbe nel IV secolo a.C., quando grandi quantità di marmo furono trasportate a Samotracia per la costruzione del santuario ellenistico dei Grandi Dei. In epoca romana il marmo tasio continuò ad essere largamente esportato in ogni regione dell’impero. Era utilizzato per ottenere colonne, grandi lastre e per la scultura di cippi, rilievi e monumenti funerari, come scoperto dall’esame dei manufatti abbozzati trovati presso le cave. A Roma sono state ritrovate diverse sculture realizzate con questo marmo, come alcune statue dei Mercati Traianei e le due teste di sacerdotesse conservate a Palazzo dei Conservatori. Il marmo era elencato nell’editto di Diocleziano (301 d.C.) con il basso prezzo di 50 denari per piede cubico. Le cave chiusero nel VII sec. d.C. e riaprirono solo all’inizio del XX secolo. Gli scalpellini romani riciclarono il materiale che oggi si trova in diverse chiese della città e nei palazzi vaticani. La pietra estratta attualmente è commercializzata come marmo bianco neve di Thásos. La composizione dolomitica di una parte di questo marmo gli conferisce una maggiore resistenza agli acidi e agli agenti atmosferici.
NOTA: Il nome attribuito a questo campione è solo probabile. L’identificazione certa di molti marmi bianchi può infatti avvenire solo tramite studi di laboratorio sugli isotopi. |
Riferimenti: Collezione Corsi (Oxford) No. 5, Borghini (1989) p. 253, Price (2007) p. 63, Pullen (2015) p. 88 |