Elefanti Leonardo Da Vinci

GLI ELEFANTI ALL’ IISS “LEONARDO DA VINCI” DI ROMA

A cura del Prof. Marcello Greco, ex-docente del IISS Leonardo Da Vinci, via Cavour 258, Roma, Italy.

ABSTRACT

Nell’Istituto Tecnico Leonardo da Vinci di Roma, fondato nel 1871, sono stati conservati resti fossili di mammiferi tipici delle associazioni classiche del Pleistocene Medio superiore provenienti  principalmente da aree della zona romana. Prevalenti i resti di Palaeodoxodon antiquus Falconer & Cautley, 1847, tra cui due grandi difese, una delle quali potrebbe far parte del cranio, rinvenuto durante la costruzione di via dei Fori Imperiali, di cui si è persa traccia e che fu descritta con dovizia di particolari da De Angelis D’Ossat (1932). La presenza di una ricca collezione naturalistica, documenta i continui e costanti contatti che tra la fine del 1800 e l’inizio del 1900  l’Istituto “Leonardo da Vinci”, ebbe con l’Università di Roma e numerosi altri Istituti di Ricerca.

1. INTRODUZIONE

L’IISS Leonardo da Vinci di Roma è una delle scuole più antiche della capitale. Fondata nel 1871 sul modello delle scuole tecniche tedesche, dipendeva dal Ministero dell’Agricoltura e contava quattro sezioni di studio, due delle quali preparatorie alle Facoltà universitarie di Matematica e di Ingegneria. La studio delle Scienze Naturali era particolarmente curato e molto approfondito  e allo studio teorico era affiancato uno studio pratico e sperimentale (gli studenti si recavano a raccogliere fossili e minerali nella campagna romana e la scuola acquisiva collezioni acquistate presso prestigiosi Istituti, da privati ma anche regalate da studiosi) Questo è il motivo per cui nei depositi della scuola esistono importanti reperti, spesso sconosciuti persino agli specialisti. Tra le altre collezioni esiste una collezione di resti fossili di vertebrati i cui reperti più importanti sono senza dubbio i resti di Palaeodoxodon antiquus provenienti quasi tutti, come si evince dalle etichette che accompagnano alcuni pezzi, dalla campagna romana .

2. GLI ESEMPLARI DI ELEFANTE

Gli esemplari di elefante, talvolta associati con scarsi resti di mammiferi del tardo medio Pleistocene, quali Bos primigeniusHippopotamus amphibious e Cervus elaphus provengono per lo più da giacimenti localizzati nell’attuale area urbana di Roma.

2.1 Monte Sacro

Provengono dai depositi vulcanoclastici  affioranti in questa area, reperti ritrovati alla  fine dell’800 come: un frammento di difesa accompagnato da un’etichetta a firma dello studioso Mantovani, che così recita “Frammento di una gigantesca difesa rinvenuta nella massa delle argille pleistoceniche del Monte Sacro Roma: Sponda destra dell’Aniene”; un’epifisi distale di un femore di  Bos primigenius ( 170 mm di lunghezza e 160 di larghezza massima) accompagnata da una etichetta che recita testualmente: ” Capo articolare inferiore di femore di Bos primigenius rinvenuto nelle sabbie di alluvione della valle dell’Aniene. Monte Sacro sulla via Nomentana 4 Km da Roma. Acquisto da Clerici 1884″; la difesa destra di Palaeodoxodon antiquus, come si desume, dalla identica matrice sia sulla difesa che sul “Capo articolare di femore di Bos primigenius (accompagnato da etichetta datata).

 2.2 Giacimento di via dei Fori Imperiali – area del Tempio di Venere e Roma e area della chiesa Luca e Martina.

Gli scavi di via dell’Impero, oggi via dei Fori Imperiali consentirono il ritrovamento di vari esemplari di Palaeodoxodon antiquus (De Angelis D’Ossat, 1932; Maccagno 1962).

La difesa sinistra conservata presso L’IISS Leonardo da Vinci e ora al Liceo Albertelli proviene, quasi sicuramente, dal cranio ritrovato durante gli scavi del 1932, descritta analiticamente da De Angelis D’Ossat (1932). Vari dati confermano questa tesi: la morfologia, la lunghezza esterna dall’alveolo all’apice (2450mm) ed il diametro all’altezza del mascellare (200 mm circa), così come lo stato di conservazione, corrispondono esattamente alle misure ed alla descrizione date da De Angelis D’Ossat. Nella foto scattata, all’epoca del ritrovamento  compare  anche il cranio, che dovrebbe essere conservato presso i Musei Capitolini (Maccagno 1962), anche se non si può escludere che sia andato perduto, visto che lo stesso De Angelis ne sottolineava l’estrema fragilità. Anche la difesa è fratturata e si nota il maldestro tentativo di ricostruirla utilizzando addirittura il cemento comune. Questo ben si accorda  con le osservazione del De Angelis D’Ossat secondo le quali la difesa, dopo un primo sommario consolidamento in loco, “fu tempestivamente rimossa e portata, dal dott. Clini, all’Antiquarium Comunale (rione Celio  nei pressi di S. Gregorio) dove veniva depositato il materiale archeologico minore.” Nessuna difesa risulta però presente tra il materiale fossile dell’Antiquarium, attualmente custodito al Museo della Civiltà Romana .

Allo stesso ritrovamento è da attribuire anche una mandibola che porta in funzione gli ultimi molari e risponde all’iconografia  e alla descrizione del De Angelis D’Ossat. Per altri resti (acetabolo ed alcuni molari di Palaeodoxodon antiquus) si può ipotizzare la provenienza dai depositi fluvio-lacustri, sovrastanti il  vulcanico, che affiorano  lungo il fianco occidentale della chiesa di Luca e Martina a ridosso del Campidoglio.

Va infine sottolineato che in Istituto sono conservati, oltre ai resti di Palaeodoxodon antiquus, reperti di Bos primigenius e di Cervus elaphus, anch’essi ritrovati durante gli scavi della via dei Fori Imperiali .

2.3 Giacimento di Carini (Palermo)

La collezione dell’Istituto annovera anche una difesa di Palaeodoxodon mnadriensis regalata alla scuola come si evince dall’etichetta che recita testualmente: “Dono di P Gallegra 1885. Difesa (zanna) rinvenuta a circa 2 Km dal paesino di  Carini (circondario di Palermo Sicilia)”. La presenza di questo reperto; fa capire come, alla fine dell’ 800 vi fosse nell’Istituto un vivo interesse per lo studio dei fossili di vertebrati e in particolare degli elefanti.

3. REMARKS

L’ Istituto Tecnico Leonardo Da Vinci, tra la fine del 1800 e gli inizi del 1900 era un vero e proprio ”Istituto di ricerca” come testimoniano i vari reperti naturalistici di alto interesse scientifico ( fossili, marmi, rocce, etc. )  ed aveva  numerosi contatti con vari istituti universitari. Tali contatti si desumono, oltre che della documentazione d’archivio e dalla descrizione di alcune originali esperienze scientifiche descritte negli annali dell’Istituto, anche dalla presenza di calchi  in gesso di due Ittiosauri , i cui originali sono conservati presso il Museo di Paleontologia dell’ Università “La Sapienza” e dall’impronta di un rapace all’interno di una piroclastite. Non bisogna del resto  dimenticare che una sezione di studio era preparatoria alla scuola di ingegneria.

4. REFERENCES

De Angelis D’Ossat G. (1930) – Il sottosuolo dei fori romani e l’ Elephas antiquus di Via dell’ Impero. Bull. Comm. Arch. Com., 63: 43p., 17f., 4 pl.

De Angelis D’Ossat G. (1933) – Mammiferi fossili recentemente rinvenuti nel Lazio. Atti pont. Ac. Sc. Nuovi Lincei