Diaspro

COLLEZIONE DI MARMI ANTICHI “LEONARDO DA VINCI”

DIASPRO

Collocazione: 6A-a1, b1, 6B-a1, b1
Campioni No.: 65, 181, 182, 183, 327, 330, 332, 434

Tipo di roccia: Sedimentaria

Località di estrazione: Varie

Descrizione geologica: Arenarie quarzose originate da microfossili di radiolari e brecce formate da frammenti silicici e/o da soluzioni ricche di silice associate ad attività magmatica. I frammenti sono talvolta immersi in calcari di vario colore.

Altri nomi: lapis zoomorphus

Il diaspro è una pietra formata da quarzo criptocristallino originatasi per deposizione di gusci di microrganismi come i radiolari (diaspri fossiliferi) o per la solidificazione di fluidi magmatici ricchi di silice (diaspri brecciati). L’agata e l’onice, che hanno origine simile ma tessitura più uniforme, sono ritenute pietre semipreziose utilizzate per monili e gioielli. Invece il diaspro con i colori più accesi e forti variazioni cromatiche è stato utilizzato fin dai tempi degli antichi romani per farne lastre parietali, pavimentazioni, tessere di mosaico e altri lavori in pietre dure. Infatti negli scavi di Roma antica sono stati rinvenuti diversi frammenti di arenarie quarzose usati come rivestimento e denominati dagli scalpellini romani diaspri zoomorfi o diaspri duri tartarugati (No. 181-183). Il diaspro era cavato nell’antichità in Egitto e in varie località italiane, dalla Sicilia alle Alpi. I coloratissimi diaspri siciliani sono stati tra i più apprezzati nei secoli e utilizzati soprattutto nel XVI e XVII sec. dall’Opificio delle Pietre Dure di Firenze per molti lavori di decorazione e creazione di oggetti. Un altro bel diaspro era estratto a Barga in Garfagnana (No. 327) ed è stato uno dei materiali utilizzati per decorare le chiese toscane del XVII secolo, nonché la Cappella Borghese in S. Maria Maggiore a Roma. Il diaspro in Italia è estratto attivamente in diverse cave sulle Alpi e sugli Appennini e utilizzato per pavimentazioni e per la preparazione di materiali di rivestimento.

Riferimenti: Collezione Corsi (Oxford) No. 535, 553, 757, 870 ,Giardini/Colasante (2002) pp. 46-68, 178, Price (2007) pp. 246, 247,  Lazzarini (2012) p. 95, 96, Pullen (2015) pp. 150-152