Breccia di Sciro

COLLEZIONE DI MARMI ANTICHI “LEONARDO DA VINCI”

BRECCIA DI SCIRO

Collocazione: 6A-a1, b1, 6B-a1
Dimensioni: 50x70 Dimensioni: 50x70
Campioni No.: 82, 95, 97, 98, 102, 103, 104, 105, 106, 107, 108, 111, 112, 113, 384

Tipo di roccia: Metamorfica

Località di estrazione: Isola di Skyros, Grecia

Descrizione geologica: Breccia metamorfosata, con clasti calcarei del Triassico e del primo Giurassico prevalentemente bianchi, più raramente rosati, rossi e grigi, allineati in una matrice da rosso sangue a porpora scuro. Sono spesso presenti macchie gialle di ossido di ferro.

Altri nomi: marmor Scyreticum, breccia di Settebasi o Settebassi
La breccia di Sciro è stata estratta a partire del I sec. d.C. fino al tardo impero ed utilizzata largamente in tutte le città romane per pavimentazioni, plinti, pilastri ed elementi architettonici, soprattutto nell’edilizia privata. Non era considerato un materiale di grande pregio e il suo costo nell’editto di Diocleziano (301 d.C.) era fissato a 40 denari per piede cubico. Questa pietra è successivamente diventata famosa e ricercata dai marmorai moderni che la riutilizzarono ampiamente per colonne, tarsie e pannelli. Il nome datogli dagli scalpellini romani di breccia di Settebasi proviene dalla villa del prefetto urbano del IV sec. d.C. Septimius Bassus in località Osteria del Curato vicino Roma, che fu spogliata di grandi quantità di questo marmo dal medioevo in poi. Due varietà più rare di questa breccia sono il semesanto (No. 384) con clasti piccoli e ben definiti e il semesantone con clasti intermedi. La breccia di Sciro si trova a Roma in tutte le principali basiliche e in moltissime chiese, ma anche nella sinagoga centrale, ai Musei Capitolini, a Villa Albani e nel Palazzo del Quirinale.
Riferimenti: Collezione Corsi (Oxford) No. 405, 406, 478, 947, Borghini (1989) pp. 192-193, Lazzarini (2006) pp. 94-95, Price (2007) p. 129, Pullen (2015) pp. 128-130