Bigio morato

COLLEZIONE DI MARMI ANTICHI “LEONARDO DA VINCI”

BIGIO MORATO

Collocazione: 6A-c1, 6b-a1
Campioni No.: 199, 344, 352

Tipo di roccia: Metamorfica

Località di estrazione: Varie

Descrizione geologica: Calcari e marmi a grana fine, con colore da grigio molto scuro a nero, spesso solcati da venature di calcite bianca. Talvolta sono presenti fossili.

Altri nomi: Marmor Luculleum, marmor Tenarium, lapis niger

Con il nome di bigio morato gli scalpellini romani erano soliti indicare una serie di materiali ricavati dalle rovine delle dimore imperiali con un colore intermedio tra il bigio antico e il nero antico, con cui spesso è stato confuso. La natura di queste pietre è varia e comprende sia marmi che calcari spesso fossiliferi con colore grigio scuro più o meno uniforme. Anche la loro provenienza è molto varia, con antiche cave individuate nell’isola di Chios, presso Capo Matapan e a Vytina in Grecia, a Teos in Turchia e a Chemtou e Gebel Aziza in Tunisia. I romani utilizzarono questo materiale soprattutto per la statuaria tra il I e il III sec. d.C. a Roma e in altre città italiane. Splendidi esempi di statue romane in bigio morato, come le statue dei centauri rinvenuti a Villa Adriana a Tivoli, si possono ammirare ai Musei Capitolini, ai Musei Vaticani e al Museo Nazionale Romano. A causa del suo principale utilizzo per la scultura, il riciclo del materiale per altri usi in nuove costruzioni è stato limitato nei secoli successivi alla caduta dell’impero romano. La cava di Vytina in Grecia è ancora in attività e fornisce un calcare nero ricco di resti conchigliari noto come Nero Vytina (No. 199), utilizzato per pavimenti e rivestimenti.
Riferimenti: Collezione Corsi (Oxford) No. 140, 920, Borghini (1989) p. 160, Price (2007) p. 76, Pullen (2015) pp. 95-96