Alabastro a tartaruga

COLLEZIONE DI MARMI ANTICHI “LEONARDO DA VINCI”

ALABASTRO A TARTARUGA

Collocazione: 6A-a1
Campioni No.: 7, 30, 44, 47, 56

Tipo di roccia: Sedimentaria

Località di estrazione: Iano e Montaione, Toscana, Italia

Descrizione geologica: Depositi di calcite compatta a grana molto fine all’interno di fratture di un giacimento di travertino

Altri nomi: marmor alabastrum, alabastro tartarugato

Questo alabastro fu usato in piccole quantità in epoca romana e se ne venne a conoscenza in tempi più recenti perché gli scalpellini romani lo estraevano dalle rovine degli edifici di Roma antica per ricavarne piccoli pannelli decorativi per pareti e mobili e per farne tabacchiere. L’associazione delle varie tonalità di marrone e l’apparenza translucida gli valsero in nome di alabastro a tartaruga, per la somiglianza dei disegni con il carapace dell’animale. L’origine del materiale era sconosciuta finché, dopo la seconda guerra mondiale, nelle località intorno a Montaione in Toscana si cominciò ad estrarre travertino per l’edilizia e si scoprì che già nell’antichità quei giacimenti erano stati sfruttati. Le fratture di quel travertino erano riempite proprio da questo alabastro, che riprese a essere estratto in piccole quantità nel XX secolo per la creazione di oggetti decorativi. Le cave ora sono chiuse. A Roma si trovano piccole colonne, pannelli e decorazioni in alabastro a tartaruga nelle chiese di S. Maria in Ara Coeli, S. Girolamo della Carità, S. Andrea della Valle, S. Lorenzo in Lucina, nel santuario della Scala Santa e ai Musei Capitolini.

Riferimenti: Collezione Corsi (Oxford) No. 354-358, 928, 940, Borghini (1989) p. 151, Price (2007) p. 52, Pullen (2015) pp. 148-149