Alabastro egiziano

COLLEZIONE DI MARMI ANTICHI “LEONARDO DA VINCI”

ALABASTRO EGIZIANO

Collocazione: 6A-a1, 6B-b1
Campioni No.: 4, 5, 6, 8, 37, 39, 391

Tipo di roccia: Sedimentaria

Località di estrazione: Deserto Orientale, Egitto

Descrizione geologica: Alabastro calcareo semitrasparente, con sottili bande e zone bianche, rosate e brune

Altri nomi: lapis alabastrites, lapis onyx, alabastro orientale, alabastro cotognino, alabastro melleo, onice

Questo alabastro fu estratto da diverse località a poca distanza della riva destra del Nilo in Egitto fin dall’età pre-dinastica (4000 a.C.) per la produzione di semplici ciotole e vasi. La cittadina di Alabastron era una delle località di estrazione di questo calcare e potrebbe aver dato il nome a questo materiale. Nei secoli successivi lo sfruttamento delle cave divenne intensivo e l’alabastro fu largamente usato anche per sarcofagi, canopi, sculture monumentali ed elementi architettonici. Esempi spettacolari del suo uso nell’antico Egitto sono la statua di Amenhotep III e del dio coccodrillo Sobek a Luxor, la sfinge di Menfi e l’enorme sarcofago di Seti I, ora a Londra. Dopo la dinastia dei Tolomei (305 a.C.— 30 d.C. ) il dominio in Egitto passò ai romani, i quali continuarono a sfruttare le cave per ricavarne colonne di medie e piccole dimensioni, lastre di rivestimento, anfore, vasi e statue. Il materiale estratto dai romani fu largamente riutilizzato nelle poche successive e lo si trova a Roma in molte chiese barocche, tra cui S. Maria Maggiore, S. Paolo, Trinità dei Monti, S. Andrea della Valle, S. Marcello, nei Palazzi Vaticani e ai Musei Capitolini. Le antiche cave sono ormai in gran parte esaurite, ma l’alabastro viene ancora estratto in piccole quantità in Egitto per produrre piccoli oggetti e souvenir per i turisti.

Riferimenti: Collezione Corsi (Oxford) No. 299-300, Borghini (1989) pp. 140-141, Lazzarini (2004) p. 84, Price (2007) pp. 48-49, Pullen (2015) pp. 145-146