Alabastro a pecorella

COLLEZIONE DI MARMI ANTICHI “LEONARDO DA VINCI”

ALABASTRO A PECORELLA

Collocazione: 6A-a1, 6B-b1
Campioni No.: 1, 2, 20, 24, 32, 33, 34, 41, 425, 428, 432

Tipo di roccia: Sedimentaria

Località di estrazione: Distretto di Aïn Tekbalet, Orano, Algeria

Descrizione geologica: Travertino compatto zonato a grana fine, contenente ematite rossa, goethite marrone dendritica e ossidi neri di manganese.

Altri nomi:

I caratteristici colori di questo travertino sono causati dall’attività dei cianobatteri che popolavano le sorgenti calde dove si è depositato. Il nome datogli dagli scalpellini romani deriva invece dall’aspetto esterno somigliante al vello delle pecore. Il materiale fu largamente usato in Nord Africa prima di arrivare a Roma nel I secolo d.C. ed essere utilizzato soprattutto sotto l’imperatore Settimio Severo (II sec. d.C.) per piccole vasche e pavimenti in opus sectile. L’alabastro estratto dai romani fu riutilizzato per decorare chiese e realizzare pilastri, plinti e intarsi di mobili. A Roma si trovano begli esempi del suo uso in S. Pietro, S. Maria Sopra Minerva, S. Cecilia, S. Pietro in Vincoli, nei Palazzi Vaticani e ai Musei Capitolini. Nella zona di Orano non è più presente alabastro a pecorella, ma si estrae un alabastro verde traslucido molto utilizzato nel XX secolo.

Riferimenti: Collezione Corsi (Oxford) No. 326-327, 331, 927, 929, Borghini (1989) pp. 149-150, Lazzarini (2004) p. 86, Price (2007) pp. 54-55, Pullen (2015) pp. 149-150