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COLLEZIONE DI MARMI ANTICHI “LEONARDO DA VINCI” GRANITO DEL FORO |
| Collocazione: 6B-a1 | |
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| Campioni No.: 315 | |
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Tipo di roccia: Magmatica |
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Località di estrazione: Mons Claudianus, deserto orientale, Egitto |
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Descrizione geologica: Granodiorite a grana media del Precambriano leggermente metamorfosata, composta da feldspato plagioclasico bianco, orneblenda e biotite nere e quarzo grigio. |
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| Altri nomi: marmor Claudianum, lapis psaronius | |
| Questa pietra fu estratta dai romani dal I sec. d.C. tra le montagne del deserto orientale egiziano, in una località chiamata Mons Claudianus in onore dell’imperatore Claudio. Fu utilizzata in grandi quantità soprattutto a Roma e in Italia per costruire colonne, vasche e rivestimenti parietali. Il Foro di Traiano, da cui la pietra prese il nome nel XIV secolo, le colonne esterne del Pantheon, le fontane ora in Piazza Farnese e Piazza del Quirinale, gli elementi architettonici di Villa Adriana e del palazzo di Diocleziano a Spalato sono alcuni esempi dell’uso di questo materiale da parte degli antichi romani. Come diverse altre cave di materiali pregiati, anche quelle egiziane divennero già nel primo secolo di proprietà imperiale, protette da una guarnigione stabile e collegate con una rete viaria al Nilo e al Mar Rosso. I grandi blocchi di pietra viaggiavano via nave fino a Ostia, dove venivano venduti e distribuiti. L’estrazione di questo materiale raggiunse il suo picco nel II sec. d.C. e cessò nel IV secolo, con conseguente perdita della locazione delle antiche cave, riscoperte nel 1823 da spedizioni archeologiche inglesi. A Roma il materiale estratto nell’antichità fu riutilizzato nelle epoche successive per colonne, lastre di rivestimento e molti pavimenti cosmateschi. Si trova tra gli altri nei palazzi vaticani, a S. Pietro, S. Maria Maggiore, S. Alessio, S. Giovanni a Porta Latina, S. Maria in Cosmedin e S. Maria in Trastevere. |
| Riferimenti: Collezione Corsi (Oxford) No. 847, Borghini (1989) pp. 222, 223, Lazzarini (2004) p. 81, Price (2007) p. 228, Pullen (2015) pp. 164, 165 |