Marmo di Carrara

COLLEZIONE DI MARMI ANTICHI “LEONARDO DA VINCI”

MARMO DI CARRARA

Collocazione: 6A-b1, c1, 6B-b1
Campioni No.: 132, 244, 245, 249, 252, 405, 406

Tipo di roccia: Metamorfica

Località di estrazione: Alpi Apuane, Toscana, Italia

Descrizione geologica: Marmo calcitico bianco a grana fine del Triassico o del primo Giurassico, con eventuali chiazze e venature grigie e nere per grafite dispersa.

Altri nomi: marmor Lunense, lapis Lunensis
Con il termine marmo di Carrara s’intendono di solito i marmi bianchi saccaroidi con particolari caratteristiche di purezza e lucentezza, estratti in varie località delle Alpi Apuane nelle provincie di Carrara, Massa e Lucca. L’estrazione di questo marmo iniziò nel I secolo a.C da parte dei romani nei pressi della città etrusca di Luni. Se ne ricavavano grandi blocchi che venivano imbarcati sulle navi a Portus Lunae, distante pochi chilometri dalle cave, e traspostati a Ostia per la distribuzione nelle città dell’impero dalla Gallia al Nord Africa. Il marmor lunense si affiancò e spesso prese il posto del marmo bianco di origine greca nella costruzione di edifici, sarcofagi e statue anche monumentali fino al III secolo d.C., quando le cave furono abbandonate. La lavorazione del marmo riprese nel XIV secolo e raggiunse piena attività durante il Rinascimento, fornendo materiale per le innumerevoli costruzioni e i capolavori di statuaria commissionate dai papi e dai signori dell’epoca in tutta Italia. Nel XVIII secolo le cave toscane, ancora oggi in piena attività, vantavano un monopolio virtuale sulla fornitura di marmo bianco nel mondo. Ci sono molte varietà di questo marmo: statuario — bianco puro traslucido (No. 406), ordinario — opaco e leggermente grigio (No. 244), calcatta — con sottili vene giallognole e grigie (No. 405), arabescato — con venature più scure (No. 245), venato — con venature più marcate (No. 252). Alcune tipologie brecciate assomigliano al pavonazzetto (No. 132, 249).

NOTA: Il nome attribuito a questi campioni è solo probabile. L’identificazione certa di molti marmi bianchi può infatti avvenire solo tramite studi di laboratorio sugli isotopi.

Riferimenti: Collezione Corsi (Oxford) No. 8, 9, 159, 446, Borghini (1989) p. 248, Price (2007) pp. 64-65, Pullen (2015) p. 100