Granito verde

COLLEZIONE DI MARMI ANTICHI “LEONARDO DA VINCI”

GRANITO VERDE ANTICO

Collocazione: 6B-a1
Campioni No.: 310, 311

Tipo di roccia: Magmatica

Località di estrazione: Wadi umm Wikala, deserto orientale, Egitto

Descrizione geologica: Gabbro alterato o metagabbro del Precambriano, con cristalli di plagioclasio bianco, augite verde scuro e ossidi ferrosi.

Altri nomi: lapis ophytes, granito della sedia di San Pietro, granito della sedia di San Lorenzo, granito a erbetta
I gabbri estratti da Wadi umm Wikala, nel deserto orientale egiziano, si dividono in tre note varietà a seconda della grana, della distribuzione dei cristalli e del colore: il granito della sedia di San Pietro presenta grana grossa e raggruppamenti di cristalli, il granito della sedia di San Lorenzo grana media e il granito a erbetta una colorazione di un verde più chiaro. Gli antichi egizi utilizzavano questa pietra fin dal periodo predinastico (3900-3060 a.C.) soprattutto per la realizzazione di vasi. L’aspetto della pietra somigliante alla pelle dei serpenti fece nascere la credenza che avesse proprietà protettive contro il morso di quei rettili, per cui si diffuse nel basso impero e in età ellenistica l’uso di amuleti fatti con questo materiale. Il nome lapis ophytes dato dai romani a questa pietra testimonia che la superstizione perdurò quando questi iniziarono a sfruttare le cave dal I sec. a.C. Le cave si trovavano lungo l’importante strada che portava a Gebel Dokhan, luogo di estrazione del porfido imperiale. Il granito verde è stato ritrovato a Pompei, Ercolano e nel bacino orientale del Mediterraneo e in notevole quantità a Roma e a Villa Adriana a Tivoli. Per l’impossibilità di estrarne grandi blocchi, era utilizzato per ricavare oggetti piccoli come mattonelle, pannelli decorativi, colonnine, cornici, basamenti, coppe e bacili. Gli scalpellini romani nei secoli successivi alla caduta dell’impero ricavarono dal granito verde presente in città pannelli per intarsi e molte decorazioni per le chiese dell’epoca, tra cui i dischi che si trovano inseriti nei troni episcopali di S. Pietro e di S. Lorenzo Fuori le Mura. I nomi dati a due varietà di questa pietra provengono proprio da queste decorazioni del XIII secolo.
Riferimenti: Collezione Corsi (Oxford) No. 824, 825, Borghini (1989) p. 232, Lazzarini (2004) p. 80, Price (2007) p. 231, Pullen (2015) p. 169