Breccia pavonazza

COLLEZIONE DI MARMI ANTICHI “LEONARDO DA VINCI”

BRECCIA PAVONAZZA

Collocazione: 6A-a1, c1, 6B-a1, b1
Dimensioni: 50x70
Campioni No.: 72, 73, 80, 81, 212, 220, 340, 360, 362, 369, 371, 402, 439

Tipo di roccia: Sedimentaria

Località di estrazione: varie e spesso sconosciute

Descrizione geologica: Brecce e conglomerati calcarei poligenici, con clasti di dimensioni centimetriche più o meno arrotondati e multicolori in una matrice che va dal rosso bruno al violetto.

Altri nomi:
Gli antichi romani utilizzarono per decorare gli edifici pubblici e privati un gran numero di brecce caratterizzate dalla grande varietà dei clasti multicolori. Di particolare importanza erano le pietre con fondo viola o rosso scuro, colore simbolo della gloria imperiale e molto apprezzato dai romani. Il termine “pavonazzo” coniato dagli scalpellini romani del XVI secolo fa riferimento proprio ai riflessi violacei delle piume di pavone. Alcune di queste brecce ebbero probabilmente un’estrazione limitata e la loro è origine sconosciuta, mentre altre ebbero maggiore diffusione e le località di estrazione sono oggi note. Tra queste ultime si colloca la breccia pavonazza di Ezine (No. 212, 371) proveniente dalla Troade, oggi in Turchia. Come per le brecce traccagnine, i nomi di molte brecce pavonazze sono spesso associati alle chiese romane, dove sono state riutilizzate per colonne, pilastri, cornici e lastre di rivestimento dopo lo spoglio delle rovine romane. Ne sonno esempi la breccia pavonazza bruna del Suffragio (No. 80, 402) e la breccia pavonazza sfrangiata di S. Maria degli Angeli (No. 369, 439).
Riferimenti: Collezione Corsi (Oxford) No. 945, Borghini (1989) pp. 178-181, Price (2007) p. 127, Pullen (2015) pp. 120-122